Non sto qui a parlare delle serissime motivazioni politico-sociali dell'organizzazione del Live8 di domani (ora che scrivo è l'1 Luglio). Dovrei spendere migliaia e migliaia di parole per questo evento che si agrappa alla celebrità di molte personalità della musica mondiale attuale e alla faraonica organizzazione coordinata da Bob Geldof per sensibilizzare le più alte cariche politiche planetarie sulla questione africana. In realtà dovrebbe essere l'inverso!
Sono passati 24 anni (quasi la mia età che ne ho 25) ed anche per questo motivo l'evento appare epocale. Appare epocale anche per una questione di rilevanza: l'oggetto di questa riflessione ha fatto sicuramente epoca. Epocale inoltre perchè giunge nel momento della maturità, della riflessione dopo una vita passata ad agire. Ebbene sì! I Pink Floyd giungono ad un momento di svolta della loro carriera. Probabilmente questa svolta non si materializzerà in un nuovo disco o in un tour; semplicemente si chiude una lacerazione di cui rimarranno sicuramente tracce ma che non poteva non essere risolta.
I Pink Floyd si riuniscono dopo una vita professionale e non legata al concetto di divisione.
In alcuni momenti della loro carriera mi è sempre sembrato che il gruppo inglese fosse vittima di quell'alienazione tanto trattata nei loro lavori. La tragica divisione da Barrett così percepibile nei loro lavori ha dato il via a momenti tanto sporadici quanto "drammatici " della carriera del gruppo. Fino alla scissione del gruppo. Intendiamoci: al livello legale i Pink Floyd sono continuati ad esistere dopo il 1981, ma siamo tutti d'accordo nel riconoscere che non è stata più la stessa cosa.
Domani ci sarà un ricongiungimento. Prima di tutto tra persone che si sono volute bene; poi tra artisti che hanno segnato un'epoca. Tutti e quattro a gridare per quell'africa che adottò una loro canzone, "LA" loro canzone, come inno contro l'apartheid. Noi staremo lì ad assistere a questo evento. L'abbraccio sarà forte, almeno da parte mia. Ma queste sono questioni personali.

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