Certo, mi viene quasi da ridere!! Scusate; ma la verità è che quando ho pensato di scrivere che era morta una delle icone dell' R&B ho immaginato quel ragazzaccio di Wilson Pickett tutto muscoli e catene, che con gesti strani delle mani ed in compagnia di un numero infinito di donnette discinte si sbatte in un video musicale. Sì, perchè tutti oggi insistono a chiamare R&B qualsiasi cosa venga cantata da una persona di colore. Ed in giro per la TV siamo invasi da suddetti personaggi. Per fortuna Pickett era diverso!! E Pickett era l'R&B!! Beh che dire!! Da dire molto poco. Il consiglio è quello di andarsi a prendere un bel disco di Pickett, alzare il volume dello stereo, accendersi una sigaretta (per chi fuma), versarsi un bel bicchiere di whisky (per chi beve), e godersi lo spettacolo. Non ci sono parole per descrivere la sua musica se non la musica stessa. Il fenomeno è stato di quelli storici. La fine degli anni sessanta decretava l'inizio di un nuovo filone musicale. La musica nera e tutto il suo bagaglio culturale. E personaggi del calibro di Pickett, Otis Redding e Aretha Franklin furono i messaggeri di questo nuovo genere musicale. Tutta musica e anima (soul, appunto). Un'energia indescrivibile che sconvolse in maniera positiva tutto il mondo della musica. Dal quel momento ogni produzione musicale di qualità non poteva non avere riferimenti strutturali e formali a quel genere. Senz'altro il grande successo del genere purtroppo non fu mai accompagnato da un meritato successo popolare per Pickett e comapgni. E' nel 1980 che ci fu una svolta decisiva da questo punto di vista. E questa svolta arrivò dal cinema. "The blues brothers" è un vero e proprio tributo al soul e all'R&B. Ed un esclusivo tributo a Wilson Pickett è presente nella pellicola quando John Belushi dopo aver cantato "Everybody need somebody" -momento culmine del film- dice "Grazie, anche a nome di Wilson Pickett", arrangiatore del pezzo appena eseguito e uno degli ispiratori del film. Sembra incredibile ma non finisce qui. Undici anni dopo la fortunata pellicola di John Landis è Alan Parker a cimentarsi con un film musicale "The Commitments", film meno famoso del suo illustre precedente ma di qualità uguale se non superiore. Inutile dire che parlando di soul la "divinità" venerata nel film non può che esserre Wilson Pickett e il soul. Stupenda una delle prime battute del film "... la nostra musica deve ricordare l'ambiente, le famiglie da cui venite. Deve parlare il linguaggio di strada. Deve parlare di fatica e di sesso. Niente cazoncine smielate del tipo "Tienimi stretta a te tutta la notte". Capito, deve parlare di corpi, pomiciate cosce, lingue, scopate, tette!" "E che musica è questa?" "Il soul!". Storica rimarrà la bellissima esecuzione di uno dei più grandi successi di Pickett "Mustang Sally". Insomma i tributi dal cinema a Pickett non mancano. Forse a sopperire il grande successo di pubblico che a Pickett è sempre mancato. Ma che ci vuoi fare, il pubblico non sempre ha fiuto. A proposito di successo popolare mancato: nel 1969 Pickett partecipò al Festival di Sanremo, con "Un'avventura" di Mogol-Battisti, senza riuscire ad arrivare nemmeno alla finale. Buon Sanremo!!!
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