Napoli, 15 Aprile, ore 16:57. Tre fischi, emessi dall'arbitro Salati, decretano la fine, con 3 giornate di anticipo, delle sofferenze dei tifosi partenopei. Sofferenze dovute a 18 mesi passati nel cosiddetto inferno della serie C, tra gli spazi angusti dei campi di periferia, con i mille errori di giovani leve arbitrali, che calcando i terreni di gioco del terzo torneo nazionale, si fanno le ossa. Sofferenze dovute a due estati, le due più recenti, spese, tra codici e codicilli, parlando prima di tribunali fallimentari, poi calcistici, quindi di Tar e quant'altro. Un fallimento, quello della SSC Napoli, una nascita/resurrezione, quella del Napoli Soccer; un primo campionato passato a rincorrere, con triste epilogo finale al Partenio; un secondo tentativo "a condurre", con un passo impossible da sostenere per le inseguitrici...fino all'epilogo anticipato: mentre sul campo del Chieti, fanalino di coda, il Frosinone crolla, a Fuorigrotta 2 gol, uno del bomber Calaiò, l'ultimo dell'esterno Capparella, stendono il Perugia e contemporaneamente "battono la matematica".
Il Napoli batte il Perugia 2-0 e guadagna la promozione in B, forte di 12 punti di vantaggio sul Frosinone, secondo in classifica, con tre giornate ancora da giocare e solo 9 punti a disposizione.
E' serie B. La gioia degli oltre 50.000 del San Paolo è sincera, anche rabbiosa, ma ordinata. Non è la gioia di chi sta vivendo un sogno, piuttosto quella impregnata di sollievo di chi si è svegliato dopo un incubo, ritrovando, con il risveglio, la propria dignità. Negli striscioni, nei cori inveenti contro l'operato di Franco Carraro, c'è anche questo: la sensazione di avercela fatta nonostante tutto e tutti.
E' la vittoria dei tifosi che hanno gremito le gradinate per sosstenere i propri colori, curandosi poco dello spettacolo, della categoria di appartenenza, dello scarso richiamo di squadre e calciatori avversari, i cui nomi, nelle menti dei tifosi azzurri, finiranno presto nel dimenticatoio, quali anonimi indossatori di maglie dall'1 all'11 ( come da regolamento in C ) in una certa partita, chissà poi quale.
E' la vittoria di un presidente, Aurelio De Laurentiis, che un bel giorno, a cavallo tra l'agosto ed il settembre del 2004, ha deciso di spendere tempo, denaro e credibilità in un progetto imprenditoriale, ma allo stesso tempo straordinariamente umano, quello del pallone, trascinando l'intero popolo tifoso napoletano fuori dalle sabbie mobili della depressione, addirittura del disinteresse, fino a spingerlo nuovamente a sognare sfide e traguardi prestigiosi.
E' la vittoria di Pier Paolo Marino, uomo-società di questo Napoli; colui al quale De Laurentiis ha deciso di affidare il compito, arduo ma terribilmente eccitante, di programmare, partendo da zero, un grande futuro per una società dal passato glorioso.
E' la vittoria di un tecnico, Edy Reja, bersaglio privilegiato del fuoco incrociato di critica e tifosi, che ha anteposto il pragmatismo dei risultati alla ricerca di un gioco più arioso, risultando infine buon profeta.
E' la vittoria di una squadra, da Iezzo a Calaiò, da Montervino a Bogliacino, che ha saputo condurre un intero campionato di testa e reagire, restando compatta, alle flessioni di inizio 2006.
E' la vittoria di tutti, insomma. Una vittoria che tuttavia avrà senso solo se sarà la prima di tante. Ma anche una vittoria che non potrà evitare attente analisi, fondamentali per poter primeggiare anche in categorie superiori: necessarie delle conferme, quindi, ma anche delle novità. Se oggi è una giornata di sobri festeggiamenti, domani sarà già il tempo del lavoro. D'altro canto, si sa, nel calcio contano solo presente e futuro. E se la serie C è per tanti, a Napoli, "l'inferno", la serie B non è più di un "purgatorio".
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